mercoledì 7 maggio 2025

INGRAM UNIT 1 [by THREEZERO]

"Pronto polizia? Un robot gigante si è portato via la mia macchina!"

Provenienza: Patlabor - The Mobile Police
Scala: 1:35
Produttore: Threezero
Linea: Robo-Dou 
Anno di Produzione: 2020
Materiale: ABS, PVC, POM, ZINC ALLOY, Tessuto
Altezza: 230 mm

(Click sulle foto per ingrandire)

Nonostante abbia già recensito altri prodotti della linea Robo-Dou di Threezero, gli Eva 01 e 02 nella fattispecie, l'Ingram Unit 1 è stata cronologicamente la prima uscita in tal senso, che ha segnato il solco di divisione fra le produzioni enormi precendenti, come il Getter 1, e tutte quelle successive, più accostabili ad altri modelli in una collezione classica. Si ringrazia Ai-Robot per avermene procurata una copia fuori tempo massimo, dato che quando mi sono deciso era sold out ovunque.

Patlabor è una serie alla quale sono molto affezionato, un poliziesco appassionante ambientato in un futuro prossimo dove i mecha sono stati sviluppati come macchine da lavoro e da guerra. Il loro inevitabile utilizzo anche per scopi criminali costringe conseguentemente le forze dell'ordine a dotarsi di squadre speciali meccanizzate a cui la dicitura Real Robot calza molto più aderentemente di quanto non faccia coi Gundam che hanno originato il termine e che oggi come oggi sono praticamente dei quasi Super Robot.

Andiamo a scoprire questa rappresentazione di Alphonse, il nomignolo che la pilota Noa Izumi ha assegnato al suo AV-98 Ingram in memoria del proprio cane.

Come sempre partiamo dalla scatola, che ha segnato lo standard per le confezioni a venire di questa linea:





 

scatola quindi molto sobria, con foto ritoccate del modello sul fronte e sul retro, lateralmente abbiamo il logo della serie e la "targa" dell'unità 1, che appunto viene trattata come un normale veicolo della Sezione 2 della polizia.

Nessuna foto esplicativa, ma uno sportello magnetico offre una visuale attraverso la finestra per visionare modello e accessori.

All'interno troviamo un foglio di garanzia di Threezero e il libretto di istruzioni, a colori. Colori che poi dall'EVA 02 in poi sono spariti.


Il contenuto è distribuito fra due blister, il primo contenente il modello con tutti i suoi accessori, il secondo dedicato interamente alla basetta anonima che da questa uscita in poi sarà standard per tutta la linea:



 Spacchettiamo tutto!


Come già per gli EVA, non veniamo sommersi da una valanga di accessori, direi più che per demerito di Threezero, a causa del materiale di origine, dato che nella serie non è che avessero chissà quale arsenale. A parte mani alternative, armi e pilota, possiamo notare la presenza dell'antenna, che arriva smontata per evitare rotture, e della maschera di protezione per i sensori, da sostituire al volto montato a seconda della necessità.

Quello che doveva essere incluso è stato incluso, anche se non avrei disdegnato una versione "in piedi" della pilota che invece abbiamo solo in posa seduta e non potremo mai posare se non all'interno della cabina di pilotaggio.

A tal proposito diamole uno sguardo da molto vicino:


Per i 3 cm scarsi che è, direi che è stato fatto un buon lavoro sia di sculpt che di pittura, Bandai e soprattutto Takara Tomy avrebbero di che imparare.
 
Passiamo alla dotazione antisommossa:
 
Scudo e bastone estensibile paralizzante (elettrico):
 

Il bastone è estensibile solo di nome e non di fatto, viene infatti fornito in due versioni, retratto ed esteso. La versione chiusa può essere alloggiata nell'apposita cavità all'interno dello scudo, da dove poi viene estratto per essere usato:
 

 
Andando su armi più serie, la dotazione prevede un Revolver Cannon a tamburo rotante da 6 colpi (fa una certa impressione vedere una normale pistola grande più di una persona) e uno Shotgun:
 


Quest'ultimo può scarrellare e ha il calcio pieghevole per una maggior stabilità. Ovviamente data la pericolosità dell'arma, viene concessa in utilizzo solo in determinate situazioni.

 

Montanta l'antenna alla base del collo, passiamo a guardare l'Ingram da vicino:





 Per chi è pratico, si riconosce immediatamente la livrea bianco-nera della polizia juvent... giapponese, con tanto di stemma sul petto. Livrea già vista in un'altra macchina della polizia. Avrei sempre voluto vedere un Ingram dei Carabinieri o della polizia italiana. Magari un giorno.

Il modello presenta poco metallo, nei piedi, qualcosa nel torace e prevalentemente negli snodi, in questo caso nemmeno visibili a causa delle coperture di tessuto che li proteggono. Lo sculpt è una fedele rappresentazione dell'Ingram, e anche il lavoro di colorazione, per quanto semplice, è impeccabile, con scritte, targhe e sigle varie.

Piacevole da maneggiare, solido nella costruzione, peso e dimensioni soddisfacenti. Tutti gli snodi sono ad attrito. Andiamoceli a vedere:



La testa è montata su uno snodo fisso a sfera che le permette una rotazione completa a 360° (stando attenti alle antenne) e inclinazione in avanti e indietro. Belli i dettagli dei sensori in trasparenza attraverso il visore verde e interessante il design asimmetrico.

Il torace ha diverse cose carine di cui parlare. In primis due luci laterali (non funzionanti) estraibili:


 In secondis, ospita la cabina del pilota e si apre esattamente come nella serie:


C'è anche il visore che a riposo sta in posizione orizzontale, ma può essere ruotato quando il pilota sale a bordo:


Inserire Noa è molto semplice, dato che si tratta di una semplice poltrona senza comandi da impugnare:

 

Postazione che può anche elevarsi in altezza per permettere al pilota di avere una visione più ampia, magari in caso di malfunzione del monitor.

Ben fatte le grate di areazione laterali.

Passiamo alle braccia, partendo dalle spalle. Anche qui gimmick molto ben fatta, tramite led sono simulati i lampeggianti della polizia, con una luce fissa arancione e due che si alternano appunto simulando la rotazione della luce. La parte elettronica è inserita nella spalla a pressione:



Servono due pile AG1, che non ho, ma tanto si sa quanto sono utili, per quanto ben accette, certe gimmick luminose alimentate a pile che poi tanto non puoi lasciare per anni nel modello. Anche l'interruttore è lì sotto, facilmente accessibile appunto estraendo il pezzo.

La mobilità delle braccia è buona, ma non vedendo direttamente gli snodi si deve andare un po' a tentoni per capire da che parte si sta piegando l'articolazione.

Quindi solite cose, snodo al bicipite, gomito che va oltre i 90°:


Anche l'avambraccio può ruotare e le mani sono inserite facilmente su snodi a sfera che permmettono rotazione e un certo grado di inclinazione. Un po' "sporco", semmai, il lavoro di panel line sulle mani che sono in materiale più morbido.


 
Essendo montato su un braccio con snodo a sfera, lo spallino concede abbastanza spazio da estendere le braccia all'esterno, anche se rischia di smontarsi senza danni.

La rotazione del braccio, invece, è vincolata, immagino per via della presenza della copertura in stoffa. Verso l'alto si ferma a perpendicolo, mentre nell'altro verso non va oltra i 45° all'indietro, che se ci si pensa è anche il limite umano a causa dei muscoli pettorali.

Sul braccio sinistro, e solo sul sinistro, sono presenti due borchie che possono essere sfilate per lasciar spazio all'alloggiamento dove inserire lo scudo:



 

Più che sufficiente anche l'articolazione in vita, che permette rotazione (sempre limitata dal tessuto), inclinazione laterale e in avanti, ma non all'indietro:




 Le anche possono essere estratte verso il basso, non so se si nota la differente altezza della corazza della coscia:


L'assenza di qualsivoglia gonnellino, lascia lo snodo assolutamente libero di inclinare la gamba in ogni direzione, non essendo vincolato nemmeno dalla stoffa, che ne segue la rotazione, visto che sono due pezzi separati anziché uno a comune:


 

 Vabbè, qui si esagera, però ben venga una posa inginocchiata molto naturale, posa che poi serve al pilota per scendere dal mezzo o salirci, anche grazie alla carrucola posta nella zona frontale dell'inguine, sotto la targa, che qui è solo scolpita, ovviamente.

 Il piede, infine, ha una copertura che si muove verticalmente e può piegarsi avanti e indietro e inclinarsi verso l'interno e l'esterno.

Rimaniamo ancora un attimo sulle gambe, perchè c'è un'ultima gimmick molto carina. La gamba destra, e solo lei per ovvie ragioni, nasconde l'alloggiamento per il Revolver Cannon, con un meccanismo che all'apertura estrae la pistola porgendola verso l'alto, pistola che si incastra saldamente in quell'adattatore a C:



E come ci arriva a prenderla? Robocop almeno ce l'aveva nella coscia la pistola! Eh, se la pistola non va alla mano... la mano va alla pistola:
 

La mano destra, di nuovo solo lei, può infatti estendersi dall'avambraccio per arrivare a impugnare l'arma:

 Questo conclude la carrellata di caratteristiche del modello, passiamo quindi ora a un po' di pose:

 


Pronti a riportare l'ordine a manganellate in Via Giovanni da Procida angolo Vespri Siciliani!

 

Hop! Hop!


 


È tempo di fare sul serio e proteggere i sensori. Non è necessario smontare la testa per sostituire il frontale, ma ne approfitto per mostrare in quante parti è scomponibile:


e via di Shotgun:



Un paio di pose più dinamiche con l'ausilio della basetta:


 
Qui si può notare che il braccio della basetta si innesta nel didietro del mecha, rimuovendo la placca della targa posteriore.

Tirando le somme, mi ritengo molto soddisfatto di questa rappresentazione dell'Ingram, è un buon modello con delle belle chicche, posabile e dalla qualità elevata. È stato il primo Robo-Dou e col senno di poi posso dire che questa è una linea da tenere d'occhio perché offre qualità e dimensioni adeguate a un prezzo abbastanza contenuto per il periodo in cui viviamo. Ho visto che è uscita anche l'unità 2 (e 3), com'era ovvio aspettarsi dato che si tratta di pochi dettagli di differenza, e penso proprio che ci farò un pensiero quanto prima. È tutto gente, alla prossima!


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