"Penso che se ne devo prendere uno, prenderò il due. Certo non tutti e tre." [cit.]
Questo diceva uno sgrammaticato nonché profetico me stesso nel lontano febbraio del 2014, quando ancora di questo modello giravano solo le prime foto insieme ai restanti componenti di questo atipico trio Getter.
Poi non se ne fece più niente, ma negli anni è sempre ricomparso sulla mia strada, finché, finalmente, la fame di Getter 2 e l'occasione buona me l'hanno fatto portare a casa.
Ripartiamo perciò in quarta con questa nuova recensione:
Provenienza: Dino Getter Robot
Scala: No
Produttore: Sentinel
Linea: Metamor-Force
Materiale: ABS, Diecast, PA, Polycarbonate, POM
Altezza: 175 mm
(Click sulle foto per ingrandire)
Credo di aver perso il conto dei manga/anime a tema Getter spuntati dopo la morte del compianto Ken Ishikawa e del ""completamento"" del ciclo di Getter Ark. Manga e anime che a volte vogliono dare un seguito a quelle vicende, altre volte narrano storie completamente diverse proponendo questa o quella rivisitazione, più o meno apocrifa, del robot componibile a me tanto caro.
Che poi, da quando con Shin Getter sono stati introdotti gli universi parallali, bomba libera tutti, Getter machine come se piovessero raggi getter...
E allora tutto è giustificabile. Un Getter che oltre a combinarsi nelle solite tre configurazioni si trasforma anche in tre diversi dinosauri, suoi mortali nemici? Sure, why not. Combattiamo il fuoco con il fuoco.
Così per il quarantennale del Getter (1974-2014) è uscito questo volumetto autoconclusivo:
Non ho avuto occasione di leggerlo, ma se la qualità è quella della cover, non ho grosse speranze...
Ad ogni modo, Sentinel si è fatta carico di sfornare la rappresentazione fisica dei 3 robot protagonisti di questo manga, e siccome sono trasformabili, li ha inclusi nella linea Metamor-force (nome nato dall'unione delle parole Metamorphose, Metal e Force), che accoglie tutti i suoi combinabili/trasformabili.
Come dissi a suo tempo, non ho nutrito particolare interesse per i Getter 1 e 3, ma il 2 ha colpito al cuore, con un design che da subito mi è parso superiore a quello dei compari. Poi il Getter 2 è da sempre il mio preferito, e ce ne sono troppo pochi in giro, ché coi modelli spessissimo si fermano all'1 e ciao. Quindi ogni scusa è buona per portarsi a casa un Getter 2 figo.
Scatola atipica per Sentinel, almeno atipica per me che sono abituato a quelle della linea Riobot, più canoniche. Un semplice parallelepipedo ricco di illustrazioni e foto del modello:
Il blister all'interno, poco più alto del modello, contiene il Dino Getter 2 nella modalità robotica:
Di suo, il robot di Hayato, non è mai stato generoso di accessori, non avendo né mani da intercambiare, né armi oltre quelle che si ritrova al posto delle suddette mani. In questo caso, grasso che cola, gli sono stati concessi due mitragliatori.
Oltre a ciò immancabile fogliolone di istruzioni... cioè immancabile per gli altri, nella mia copia di seconda mano era purtroppo mancante, ma niente che un buon filmato su youtube non possa colmare.
Liberato dalla sua bara di plastica e posizionati i mitra sugli appositi braccetti, ecco come si presenta il modello fuori dalla scatola.
Premetto che, proprio a causa della mancanza delle istruzioni, ho commesso un piccolo errore, che se non ve lo dico non ve ne accorgete nemmeno, perciò non ve lo dirò.
No, va be', il piede, che poi è anche l'artiglio centrale della zampa del dinosauro, può estendersi e accorciarsi e davo per scontato che la versione lunga fosse relativa alla configurazione T-Rex, mentre la corta per il piede del robot, e invece ho appreso a posteriori che è il contrario.
Solo che col ditone esteso ha un piede degno di un clown, quindi trovo più sensato lasciarlo corto, ché tanto di base d'appoggio ne ha lo stesso a sufficienza:
Cominciamo con un po' di considerazioni a caldo.
A uso e consumo degli amanti del metallo, le parti in lega sono limitate alle gambe dal ginocchio in giù, alle dita laterali dei piedi e al bacino. Fredde al tatto, conferiscono stabilità al modello abbassandone ovviamente il baricentro, ma è tutto lì, quindi non vi aspettate un pesante blocchetto di zama.
Il Dino Getter 2, ribadisco, ha un design davvero notevole e interessante, a gusto personale ovviamente. Certo, è l'ennesimo di una lunga lista di robot che si trasformano in draghi o simili che hanno al posto degli arti superiori la testa e la coda del rettile in questione (o solo la testa), nelle cui fila si annoverano una schiera enorme di transformers, non ultimo il Megatron di Beast Wars, ma anche per esempio il "recente" Chogokin Bandai del Rathalos, ispirato all'omonimo mostro di Monster Hunter.
Per spezzare una lancia nei confronti del Dino Getter 2, però, va detto che avere una bocca dentata e una coda appuntita al posto delle braccia in un robot che normalmente di suo ha una tenaglia da una parte e una trivella dall'altra ha molto più senso di tanti altri poracci che nell'operazione di adattamento si sono ritrovati diversamenta prensili.
Lo sculpt è favoloso, ricco di dettagli e privo di imperfezioni percettibili, ma il punto di forza secondo me è la resa pittorica.
Il Dino Getter 2 ha questo colore bianco sporco, ingiallito, con finiture color terra, a richiamare la texture di un osso di dinosauro rinvenuto e riportato alla luce, come fosse un fossile che ha preso vita e questo è reso davvero bene per tutta la superficie chiara del robot. Le parti rosse sono invece molto lucide di contrasto, che siano di plastica in pasta o di metallo dipinto.
Il resto dei dettagli è altrettanto ben curato, su questo non si può muovere alcuna lamentela.
Strutturalmente, invece, è un modello che, per l'ennesima volta in casa Sentinel, va maneggiato con estrema cura. In più di un senso.
Tutto ciò che sembra pungente e acuminato, lo sembra perché lo è! Smanacciarlo incautamente può rivelarsi davvero pericoloso per le vostri mani, quindi occhio a dove lo afferrate.
In secondo luogo va maneggiato con cura... perché è delicato. La sensazione tattile che restituisce è purtroppo di estrema fragilità, ci sono una miriade di snodi e di pezzi spessi 1-2-3 mm che una torsione sbagliata o un po' più di forza mal gestita possono spezzare con facilità. Per fortuna alcune parti sono progettate in modo da smontarsi prima che questo accada, ma non tutte e non sempre.
Le articolazioni del modello, inoltre, sono tutte ad attrito, che siano snodi a sfera o cerniere di varia foggia e misura. Il che, se da una parte può aiutare la messa in posa, dall'altra non favorisce la tenuta della posa stessa a causa di vari problemi di mollezza delle giunture più importanti, anche a causa del peso di certe parti del mecha.
Gustiamoci un po' di dettagli mentre affrontiamo la questione:
Partiamo giustamente dall'alto, con la testa e la parte superiore del corpo:
La testa è montata su uno snodo a sfera, quindi ha decenti capacità espressive. Si intravedono alcuni dettagli delle complesse e fragili articolazioni delle spalle e inoltre si nota quella che forse è la più grossa fonte di stress di questo modello.
Tutti i gap fra le varie parti mobili sono dovuti al fatto che nessuna di esse può essere fissata all'altra. Non ci sono peg, non ci sono incastri di nessun tipo. È tutto appoggiato in posizione, da leve, da attrito, dalle articolazioni, ma niente stabilmente al suo posto. Il che contribuisce a peggiorare il senso di "instabilità" del modello.
C'è un unico peg all'interno del torace, che potrebbe unire la schiena al petto, e lo vedremo poi quando affronteremo la trasformazione, ma buona fortuna a incastrarne fra loro le estremità.
Il braccio destro è la testa del T-Rex, che funge da sostituta pinza. Ben dettagliata e colorata, interessante la presenza di 4 occhi, a richiamare le cavità craniche di un vero teschio di T-Rex.
Che poi... io non sono un paleontologo, però in verità, con quelle 2 specie di escrescenze ossee frontali sopra gli occhi, a me ricorda di più la testa di un Allosauro che quella di un Tirannosauro... mah.
Ovviamente la mascella è snodata e si apre rivelando anche una discreta lingua mobile... e una manina. Pure di quella parleremo fra breve.
Dall'altra parte abbiamo la coda/trivella:
Entrambe le braccia hanno uno snodo al "gomito", ma, almeno in queste condizioni, offre poca inclinazione in avanti. Completamente assente la possibilità di rotazione al bicipite. Strutturalmente non è previsto.
Questa è la schiena:
Sotto la placca dorsale che normalmente sta abbassata a zainetto, trovano rifugio i jet posteriori e... la sotto-coda. Non saprei nemmeno come chiamarla, perché la coda vera e propria è la trivella, quella è appunto una parte che vi si unisce sotto nell'altra configurazione.
Lasciata là sotto limita la torsione dell'addome sul bacino, sufficientemente libero e posabile, ma può comunque essere spostata il basso per toglierla di torno in caso di necessità. Sono comunque parti che trovano esposizione appunto nella versione dinosauresca del mecha.
E passiamo alle gambe:
Le anche hanno snodi a sfera che permettono anche di distanziare le gambe per la seconda configurazione. Le ginocchia sono incernierate a doppio snodo, ma la presenza delle lame sui polpacci impedisce una completa piegatura della gamba e non sono presenti meccanismi di collassamento o i pannelli scorrevoli di cui Sentinel in genere è prodiga per le gambe dei suoi prodotti.
Solo il pezzo frontale sotto le ginocchia si apre, ma funzionalmente alla trasformazione.
Le caviglie sono di nuovo a sfera e permettono libertà completa al piede che, dulcis in fundo, ha 2 dita laterali, piegate all'indietro nel robot, che volendo possono essere usate per aumentare la superficie d'appoggio del piede e la stabilità di certe pose.
Per quel che riguarda le articolazioni abbiamo detto tutto, non ci sono particolari colpi di genio che lo rendano superposabile o iperdinamico. O meglio, dalla vita in giù, mollezze permettendo, anche sì, grande libertà, ma la parte superiore del corpo, così com'è, è abbastanza ingessata.
In verità dei piccoli dettagli degni di nota ci sono, soprattutto per quel che riguarda i gomiti e l'ingegneria generale, che valla a progettare una roba così per le braccia, ma come detto, il modello è così fragile, che anche potendo piegare certe parti più di quanto non sembri, non ti viene voglia di abusarne.
Per capirsi meglio, questo è il massimo che le braccia possono fare in termini di movimento verso l'interno:
Estensione verso l'esterno, scordiamoci pose crocifisse:
e in avanti, almeno senza scomodare le piastre posteriori che impediscono la rotazione delle spalle:
Poi tutto è ovviamente possibile, anche in virtù del fatto che nulla è fissato in posizione, quindi spostando parti qua e là si può fare spazio anche alle ingombranti spalle, puntare la trivella a cielo e anche ottenere pose dinamiche decenti, tipo:
Nota a margine. La basetta Sentinel nella foto, non è la sua. È quella di un altro Riobot (il Delphine nella fattispecie), dato che il Dino Getter 2 NON HA una propria basetta espositiva e questa è una grave mancanza, comune ad altri prodotti della stessa linea e che ormai sempre più spesso mi trovo a lamentare per svariati modelli.
Serve una basetta, serve sempre, per tenerlo in piedi in sicurezza, per posarlo dinamicamente, non si può prescindere da un supporto. Son cose queste che difficilmente mando giù.
È bastato poco, la basetta con braccio e pinza base della Sentinel, un paio di avvitate col cacciavite per rinforzarne gli snodi e voilà, il Dino Getter 2 si lancia all'attacco. Perché negare una simile possibilità?
Comunque chiariamoci. Il modello non è un disastro, non sfracella al suolo e non è una statua, semplicemente non ti invoglia a forzarlo perché non ti trasmette la solidità che ti farebbe agire a cuor leggero.
Per posarlo tocca sudare e calibrare ogni movimento.
A tal proposito, però, riguardo l'ingessatura delle braccia, c'è un barbatrucco.
Come si vede anche in quest'ultima foto, e pure in quella con la bocca del tirannosauro aperta, le braccia hanno un "ripieno", un po' come il Gordian e il Baikanfu. Intervenendo, come è previsto, su questo, il mecha prende nuova vita. Vediamo come.
Innanzitutto, per liberare le braccia interne, la parte superiore del braccio va aperta sganciando l'apposito peg e ruotata in modo da darci spazio di manovra:
Si nota qui l'alcova che accoglie il perno a sfera della spalla interna e come il gomito del braccio interno sia in asse, tramite un peg che lo fissa in posizione, con l'articolazione della testa del dinosauro, il che di fatto permette di ruotare l'interno e l'esterno all'unisono senza rischi di alcun tipo, non fosse che il range è molto limitato dall'ingombro della testa stessa.
Per liberare l'avambraccio, invece, si deve dislocare la mascella:
In questo modo il braccio può sganciarsi e liberarsi della sua corazza separandosene. Si noti il pollice all'indietro, posizione necessaria per evitare rotture in chiusura:
Vista laterale. A questo punto il peg che tiene la spalla in posizione può essere sganciato dal buco anteriore e la struttura può ruotare libera:
portando di nuovo il peg della spalla ad agganciarsi al buco posteriore, anche se ho fatto il giro più lungo:
Voilà, braccio interno, alquanto segaligno, libero.
Dall'altra parte il procedimento è lo stesso, solo che stavolta è la trivella ad aprirsi rivelando avambraccio e mano al suo interno. Anche qui il gomito è fissato in asse:
Finalmente libero dalle costrizioni dovute alle strutture interne, il Dino Getter 2 può assumere le pose più a cuor leggero, senza rischi che una leva mal gestita possa spezzare le fragili braccine di cui è dotato. L'unico difetto è che, visivamente, ora le braccione risultano un po' vuote alla vista, come un guscio privo di polpa, cosa che in effetti sono.
Segue carrellata, in cui sfrutto un po' anche qualche effect di Bandai:
E comunque il braccio più su di così non va e la testa pesa e tende a calare comunque:
Vero è, però, che le braccette non hanno una posizione a riposo là dietro, quindi si limitano a starsene lì, dritte o al massimo piegate.
Ma non finisce qui. Tramite altre manovre su vari snodi a sfera e placche laterali, è possibile invertire le braccia anteriori con quelle posteriori, per ottenere una configurazione del Dino Getter 2 dotata di vere braccia prensili. Un fisico da scaricatore di email:
Anche in questo caso, coda e testa si mettono a riposo là dietro appese senza grossa utilità.
E vediamole queste braccia con mani prensili:
Un braccetto che certo non urla solidità e forza, ma a preoccupare è soprattutto quella manina con quelle dita filiformi e quel pollice montato su snodo a sfera che ogni volta per rimontare le braccia nella configurazione iniziale va ruotato cautamente all'indietro. Hai timore di spezzarle pure a guardarle troppo...
Pure loro, comunque, nonostante la massa inferiore e gli snodi bene in vista non sono campionesse di posabilità. I gomiti raggiungono l'escursione massima a 90° e le spalle per via della loro struttura non permettono una rotazione totale e libera.
Ora che ha due mani prensili, è il caso di sfruttarle a dovere. Sono infatti dotate di una scanalatura sul palmo atta ad accogliere un perno per il fissaggio delle mitragliatrici che così passano dai supporti posteriori direttamente in mano al Dino Getter 2 per permettergli di ingaggiare il nemico con le sue doti di provetto tiratore. Sicuramente una svolta originale nella carriera del Getter 2:
Infine, perché limitarsi? Data la varietà concessa, possiamo prenderci il lusso di sbizzarrirci in ogni configurazione ibrida ci venga in mente, gestendo le 4 braccia, 6 se contiamo anche i supporti per i mitra, come meglio crediamo, ricompattandole, invertendole, facendo quello che ci pare, non necessariamente tenendo quelle posteriori a riposo, tipo:
Dopo questo lungo escursus nella configurazione robotica umanoide, possiamo finalmente passare alla versione tirannosauresca del mecha.
La trasformazione in definitiva non è complicata. Le gambe sono semplicissime da riconfigurare, allargandole, piegando le ginoccia adeguatamente e sistemando i piedi. La parte più complicata riguarda ovviamente il sopra. Tutto comincia da qui:
Come accennavo prima, qui si vede, all'interno del torace, quella coppia peg-alcova che in teoria dovrebbero incastrarsi per unire più saldamente petto e schiena, ma sono entrambi montati su giunti a sfera collegati a loro volta ognuno a una spalla diversa. Allinearli alla cieca a petto chiuso e farli incastrare è un esercizio di pazienza notevole.
Ad ogni modo, si apre il petto e agendo sui suddetti giunti a sfera si fa scorrere la spalla relativa alla testa del T-Rex in avanti e quella della coda all'indietro dentro una scanalatura nella schiena. Si ruota la testa del robot lateralmente all'interno del torace e a quel punto è una mera questione di posizionamenti di paratie e pezzi a formare la coda, il collo e le coperture laterali con le braccine da dinosauro.
Come già detto, anche in questo caso nulla si fissa in posizione, ma semplicemente ci sta per contatto e attrito. Fine.
Il risultato è il seguente.
Davvero notevole, se chiedete a me. La forma dinosauro mi pare molto convincente e feroce al punto giusto. Carine anche le mitragliatrici dorsali in questa configurazione.
Di posabilità vera e propria non ce n'è moltissima, testa e coda hanno limitato raggio d'azione laterale, gambe e braccia possono invece più o meno fare quello che gli pare con le stesse limitazioni della precedente modalità.
La testa, a tal proposito, purtroppo non si può inclinare più su di così, conferendo un'aria un po' da cane bastonato a questo altrimenti terribile rettile estinto.
Infine a confronto in entrambe le configurazioni col Getter 1, sempre di Sentinel, ma della linea Riobot:
E siamo giunti ai giudizi finali. Ormai sono abituato a modelli da trattare coi guanti, soprattutto prodotti da Sentinel, quindi non è una novità. Al di là della strana provenienza di questa versione del Getter 2, trovo il modello davvero bello esteticamente e figo da morire sia in versione robotica, sia in quella tirannosaurica, bellezza supportata da un ottimo sculpt e da un'altrettanto ottima pittura e finitura che lo rendono una gioia per gli occhi.
Purtroppo a causa della complessità delle sue soluzioni ingegneristiche e dei materiali plastici che le rendono possibili, risulta l'ennesimo modello da guardare e toccare il meno possibile e con molta attenzione, pena la probabile rottura.
Un vero peccato, soprattutto per un trasformabile che dovrebbe avere anche la giocabilità fra le sue caratteristiche, ma ultimamente pare che sempre meno case la pensino così, soprattutto in questa fascia di prodotti per collezionisti adulti.
Peccato inoltre per la mancanza di una basetta a supporto.
Comunque, volevo un bel Getter 2 e ho avuto quello per cui ho pagato. Davvero soddisfatto di questo a lungo rimandato acquisto.
Se ora Sentinel mi sfornasse un Getter Devolution 2... sognare è gratis.
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